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semisintetici

Semisintetici è il termine usato per indicare composti ottenuti modificando chimicamente una sostanza naturale di partenza. A differenza di sostanze naturali non modificate e di composti totalmente sintetici, i semisintetici mantengono in parte il nucleo strutturale originario e vengono poi trasformati per migliorare determinate proprietà farmacologiche.

Il procedimento tipico prevede l’estrazione o l’isolamento di un precursore naturale, seguito da reazioni chimiche mirate

Nel campo della farmacologia i semisintetici hanno avuto grande rilievo nello sviluppo di antibiotici: numerose penicilline

Vantaggi principali includono una maggiore efficacia, migliore stabilità in condizioni acide, maggiore biodisponibilità e spettro controllato.

per
introdurre
o
sostituire
gruppi
funzionali,
con
l’obiettivo
di
aumentare
lo
spettro
d’azione,
la
stabilità,
l’assorbibilità
o
la
farmacocinetica
del
composto.
e
cefalosporine
semisintetiche
derivano
da
composti
naturali
e
includono
esempi
come
ampicillina,
amoxicillina,
oxacillina
e
cephalexina.
Anche
i
macrolidi
hanno
forme
semisintetiche,
come
azitromicina
e
claritromicina,
derivate
dall’eritromicina.
Un
altro
ambito
riguarda
gli
oppiacei:
derivati
semisintetici
come
ossicodone,
idrocodone
e
buprenorfina
nascono
da
precursori
naturali
dell’oppio
(morfina
o
thebaine)
tramite
modifiche
chimiche
che
ne
modulano
potenza,
farmacocinetica
e
profilo
di
dipendenza.
Le
sfide
comprendono
costi
di
sviluppo,
complessità
di
sintesi,
necessità
di
rigorosi
controlli
regolatori
e
potenziali
rischi
di
resistenza
o
tossicità.