singhiozzare

Singhiozzare è il verbo italiano che descrive l’insorgenza di singhiozzi, contrazioni involontarie e ritmiche del diaframma seguite dalla chiusura improvvisa della glottide, che genera il caratteristico suono breve. Il sostantivo è singhiozzo. L’episodio è comune e in genere si risolve in pochi minuti.

L’etimologia collega singhiozzare al sostantivo singhiozzo; quest’ultimo deriva dal latino singultus, termine che indicava un sospiro o un colpo di tosse improvviso.

Dal punto di vista fisiologico, il singhiozzo è mediato dall’arco riflesso che coinvolge il nervo vago, il nervo frenico e centri nervosi. Trigger comuni includono mangiare o bere troppo in fretta, pasti abbondanti, consumo di bevande gassate, sbalzi di temperatura, alcol e stress. In alcuni casi il singhiozzo persiste per giorni o settimane e può essere sintomo di condizioni come reflusso gastroesofageo, malattie neuromuscolari, lesioni cerebrali o effetti avversi di farmaci.

Di norma la diagnosi è clinica. Se gli episodi diventano persistenti, si effettuano indagini mirate per individuare cause sottostanti (anomalie anatomiche, malattie metaboliche o neurologiche). Per i singhiozzi acuti si ricorre a rimedi domestici comuni: trattenere il respiro, bere acqua fredda, bere lentamente o respirare in modo controllato. Nei casi cronici o intractabili si possono utilizzare farmaci specifici, tra cui clorpromazina; altri trattamenti includono baclofen, gabapentin o metoclopramide, a seconda della diagnosi.

Prevenzione consiste nel mangiare lentamente, evitare pasti molto abbondanti e limitare bevande gassate o irritanti; trattare eventuali condizioni sottostanti può ridurre la ricorrenza.