schiavi

Schiavi (sing. schiavo) è il termine italiano usato per riferirsi a persone possedute o controllate da altri e private della libertà personale. L’etimologia indica che la parola deriva dal latino sclavus, a sua volta dal greco σκλάβος (sklábos), usato in passato per designare gli Slavi; dall’uso latino è nata la forma italiana schiavo e, di conseguenza, schiavitù.

Contesto storico e significato. Nell’antica Roma gli schiavi costituivano una componente rilevante dell’economia: erano proprietà dei loro proprietari e potevano essere liberati tramite manomissione o altre forme di liberazione. Dopo il declino dell’impero, la schiavitù persisteva in varie regioni e assumeva forme diverse, tra cui la servitù della gleba in alcune aree medievali e, nel mondo islamico e oltre, la tratta di persone. La tratta transatlantica tra XVI e XIX secolo coinvolse milioni di africani deportati verso Americhe e Caraibi; l’Italia partecipò indirettamente attraverso porti mercantili e rotte mediterranee.

Abolizione e stato odierno. Dal XVIII e XIX secolo maturò un movimento abolizionista; nel diritto internazionale moderno la schiavitù è vietata e sanzionata da trattati come la Convenzione per l’Abolizione della Schiavitù (1926) e i protocolli successivi. Oggi la parola è spesso impiegata in riferimento a forme moderne di schiavitù: lavoro forzato, tratta di esseri umani, servitù per debiti e other forme di coercizione. In italiano si usa anche l’espressione “schiavitù moderna” per descrivere tali pratiche illegali e dannose.