precarietà

Precarietà è un termine che indica la condizione di instabilità, incertezza e vulnerabilità che caratterizza talvolta la vita delle persone in diversi ambiti: lavorativo, economico, sociale e esistenziale. In ambito sociologico ed economico è spesso impiegato per descrivere una situazione in cui redditi, occupazione, alloggio e diritti sociali non offrono certezze durature, esponendo gli individui a rischi e variazioni frequenti.

Etimologia e uso storico. Deriva dall’aggettivo precario, che a sua volta nasce dal latino precarius, indicante qualcosa ottenuto per supplica o dipendente dalla benevolenza altrui e quindi incerto. In italiano il termine ha assunto con forza significati legati all’instabilità del lavoro e delle condizioni di vita soprattutto a partire dagli ultimi decenni del XX secolo, con l’emergere di forme contrattuali flessibili e di un welfare system riorientato.

Dimensione lavorativa. In campo economico e del lavoro, la precarietà è strettamente associata a contratti a termine, part-time involontari, lavoro autonomo senza tutele adeguate, gig economy e redditi variabili. L’assenza di protezioni sociali, di prospettive di carriera e di accesso stabile al credito può influire sulla pianificazione familiare, sull’istruzione dei figli e sulla salute mentale.

Dimensione sociale e politica. Oltre al lavoro, la precarietà riguarda l’accesso a alloggi, servizi sanitari, istruzione e retraining professionale. È stata al centro di dibattiti su reddito e dignità sociale, cittadinanza e statuto dei lavoratori, nonché di analisi critiche sulla trasformazione della vita quotidiana nel contesto di capitalismo post-fordista.

Voci correlate: precariato, prestazioni sociali, sicurezza, lavoro temporaneo.