disassemblazione

La disassemblazione è il processo di tradurre il codice oggetto eseguibile da una macchina in linguaggio assembly leggibile dall'uomo per una specifica architettura del processore. È comune nell'ingegneria del software e nelle analisi di sicurezza, nel reverse engineering e nella manutenzione di sistemi legacy.

Si distingue dalla decompilazione: la disassemblazione produce istruzioni assembly, non codice di alto livello; la mappatura tra istruzioni, costanti e simboli originali può essere incompleta o persa.

Gli strumenti includono disassembler e ambienti di analisi statica: IDA Pro, Ghidra, radare2, Hopper, o strumenti a linea di comando come objdump o ndiasm. Analizzano i file eseguibili o i bytecode in architetture come x86, x86-64, ARM, MIPS. Il processo esamina le sezioni del file, le importazioni, le tabelle dei simboli e i riferimenti, e genera una sequenza di istruzioni assembly con etichette e commenti ricostruiti, correggendo i salti e i flussi di controllo.

Applicazioni tipiche includono debugging e manutenzione di software legacy, analisi di malware e vulnerabilità, conservazione di software storico e supporto all’interoperabilità tra sistemi.

Sfide comuni riguardano tecniche di offuscamento e packing, che complicano l’individuazione del codice reale, la distinzione tra codice e dati, le ottimizzazioni del compilatore e la ricostruzione di strutture dati complesse. Inoltre, l’assenza di simboli rende l’interpretazione meno immediata e può richiedere annotazioni manuali.

Aspetti legali ed etici: in molte giurisdizioni la disassemblazione è autorizzata solo per finalità specifiche, come interoperabilità o ricerca di sicurezza, ma può violare licenze o diritti d’autore. È consigliabile operare nel rispetto delle leggi e delle policy applicabili.