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insensatezza

Insensatezza è un sostantivo femminile italiano che indica una mancanza di senso o di buon senso, nonché la follia, l’imprudenza o l’insensibilità rispetto alle conseguenze delle proprie azioni. Etymologicamente deriva dall’aggettivo insensato e, a sua volta, dal latino insensatus, che significa “non sensato” o “privo di senno”.

Nel linguaggio comune l’insensatezza descrive comportamenti o giudizi considerati irragionevoli o poco prudenti, nonché una mancanza

Nella letteratura e nell’analisi critica l’insensatezza è spesso impiegata per evidenziare il contrasto tra impulso irrazionale

Sinonimi e sfumature includono stoltezza, follia, imprudenza e sconsideratezza; contrari sono saggezza, prudenza e buon senso.

L’uso di insensatezza ricorre in testi morali, politici o letterari per valutare decisioni o comportamenti come

di
criterio
morale
o
pratico.
In
ambito
etico
o
filosofico
può
designare
una
condotta
contraria
al
prudenti
calcolo
delle
conseguenze
o
al
dovere
di
prudenza
e
responsabilità.
e
razionalità,
o
per
condannare
scelte
politiche
o
personali
viste
come
prive
di
ragione.
I
contesti
estetici
e
morali
che
ne
fanno
oggetto
tendono
a
collegarla
a
vizi
come
la
temerità
o
la
cieca
imprudenza.
In
alcuni
usi
può
riferirsi
anche
a
una
mancanza
di
sensibilità
o
empatia,
sebbene
questa
sfumatura
si
trovi
più
comunemente
con
termini
quali
insensibilità
o
indifferenza.
irrazionali
o
dannosi,
offrendo
uno
strumento
critico
per
discutere
responsabilità
e
coerenza.