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congiuntivo

Il congiuntivo è un modo verbale dell’italiano impiegato principalmente nelle proposizioni subordinate per esprimere incertezza, dubbio, soggettività, volontà o possibilità, piuttosto che fatti reali. Non è un tempo, ma una modalità che si declina attraverso diverse forme temporali: presente, imperfetto, passato e trapassato. Si usa soprattutto dopo verbi o espressioni che introducono condizione, opinione, emozione o desiderio, spesso introdotti dalla congiunzione che.

Tra gli usi tipici ci sono: esprimere dubbio o possibilità (Temo che venga, È probabile che piova),

Forme principali. Congiuntivo presente: per i verbi regolari si presentano come parli, parli, parli, parliamo, parliate,

Note finali. Il congiuntivo è strettamente legato all’uso di che o di altre congiunzioni che introducono clausole

volere
o
raccomandare
(Spero
che
studi,
È
necessario
che
tu
parta),
emozioni
o
giudizi
soggettivi
(Mi
spiace
che
non
venga,
È
assurdo
che
sia
tardissimo),
nonché
dopo
espressioni
impersonali
o
congiunzioni
che
indicano
scopo
o
controparte
(Affinché
arrivi,
Prima
che
se
ne
vada).
In
italiano
standard
il
congiuntivo
è
particolarmente
presente
in
scrittura
formale
o
classica,
ma
resta
comune
anche
nel
parlato,
sebbene
in
alcune
varianti
regionali
tenda
a
essere
sostituito
da
modi
indicativi
o
dal
condizionale.
parlino;
creda,
creda,
creda,
crediamo,
crediate,
credano;
dorma,
dorma,
dorma,
dormiamo,
dormiate,
dormano.
Esistono
forti
irregolarità
(essere:
sia;
avere:
abbia;
andare:
vada;
venire:
venga;
dare:
dia;
fare:
faccia;
potere:
possa).
Congiuntivo
imperfetto:
parlassi,
parlassi,
parlasse,
parlassimo,
parlaste,
parlassero;
credessi,
credesse,
credessero;
avessi,
avesse,
avessero;
fosse,
fossi,
fossimo.
Congiuntivo
passato
si
forma
con
l’ausiliare
al
presente
o
al
passato
del
congiuntivo
(abbia
parlato,
sia
venuto).
Congiuntivo
trapassato
si
ottiene
con
l’ausiliare
all’imperfetto
o
al
trapassato
del
congiuntivo
(avessi
parlato,
fosse
venuto).
subordinate;
in
contesto
meno
formale
o
colloquiale,
l’indicativo
o
il
condizionale
possono
sostituirlo,
ma
il
suo
impiego
resta
una
caratteristica
distintiva
della
lingua
scritta
e
di
registri
più
curati.