cognitivismi

Il cognitivismo è una corrente delle scienze cognitive e della psicologia che si concentra sui processi mentali interni coinvolti nell'acquisizione, elaborazione e utilizzo delle informazioni. Si occupa di attenzione, percezione, memoria, linguaggio, ragionamento, risoluzione di problemi e metacognizione.

Origini e contesto storico. Nato nella rivoluzione cognitiva degli anni Cinquanta e Sessanta, come critica al comportamentismo che privilegiava risposte osservabili, propone che l'apprendimento consista in modifiche delle strutture cognitive e delle rappresentazioni mentali. Figure chiave includono Ulric Neisser, Noam Chomsky, Allen Newell e Herbert Simon, oltre a Piaget e Bruner.

Concetti chiave e metodi. Modello dell'elaborazione delle informazioni: codifica, immagazzinamento, recupero. Strutture mentali quali schemi, script e rappresentazioni simboliche. Strategie di problem solving, pianificazione e metacognizione. Utilizza modelli formali, simulazioni e, con l'avanzare della IA, reti neurali ispirate a processi cognitivi.

Applicazioni e confronto. Impatto sull'educazione, la psicologia cognitiva clinica, la linguistica e la progettazione di interfacce e tecnologie educative. Si distingue dal comportamentismo per l'interesse verso stati mentali non osservabili direttamente, pur potendo inferire tali processi dall'osservazione dei comportamenti. Metodi sperimentali includono esperimenti di memoria, percezione e risoluzione di problemi.

Sviluppi recenti. L'approccio si è evoluto includendo dimensioni sociali con la teoria sociocognitiva di Bandura e approcci costruttivisti che integrano contesto e interazione sociale. Inoltre, la cognizione è studiata anche attraverso modelli computazionali e simulazioni.